Città straniera dai caldi colori, dagli odori inebrianti,
dalla lingua incomprensibile, dal via vai continuo di persone in abiti
coloratissimi. Ero lì al centro della piazza del mercato afoso ad assaporare
con gli occhi prima che con il naso e gli altri sensi, tutto ciò che mi
circondava. Una piazza imponente, polverosa, sullo sfondo i palmeti
ondeggiavano in balia del vento caldo di scirocco. Le merci erano tutte esposte
per terra e i venditori, con le gambe acciambellate, li vedevi scaldarsi per la
vendita, trattenendo le cose, se il prezzo non sembrava loro equo. I compratori
tiravano, con aria di sufficienza e disapprovazione il vestito, la seta, le
spezie di turno. Quali tappeti meravigliosi inondavano quella piazza, erano un
mare in piena, una distesa immensa come sconfinato era il deserto che si vedeva
all’orizzonte. M’innamorai di un tappeto con i colori del sole, un equinozio di
luce con pennellate di lucore dai confini inafferrabili, brillante, quasi di
luce propria. Allungai la mano, lo toccai, m’investirono dei ricordi che non
potevano essere miei. La filatura, la tessitura, ore e ore di lavoro
estenuante. Lo lasciai spaventata e disorientata. Mi salivano fino alle labbra
parole che non conoscevo e pensavo, sognavo ad occhi aperti guidata dalle emozioni
vive, appena toccate. Feci alcuni passi indietro, disorientata. L’uomo dei
tappeti mi era accanto, non l’avevo visto arrivare, mi parlava e
inconcepibilmente lo capivo. Mi sussurrava che era stato creato per me, e solo
io lo potevo sentire come un’anima che vive e pulsa. L’avevo di nuovo tra le
mani, l’uomo era scomparso, ed io ero sempre più allarmata. Ma m’incamminai,
una voce dentro di me mi diceva di andare. Non so bene per quanto tempo
camminai, ma mi ritrovai alle porte della città, dove iniziava il deserto.
Stesi il tappeto, mi sedetti con le gambe acciambellate, socchiusi gli occhi
per un istante, per abituarmi alla luce abbacinante e li riaprii. Quale vista,
quale miracolo. Poco distante prendevano forma dei miraggi che rappresentavano
parte della mia vita, mi rivedevo a compiere determinate azioni, alcune le
avevo dimenticate. Rimasi in quella posizione per ore e ore seduta su un
tappeto magico, finché all’imbrunire, l’uomo dei tappeti mi posò una coperta
sulle spalle dicendomi che dovevo andare a riposare e a rifocillarmi. I miei sogni
sarebbero rimasti lì per sempre, per me, mi sarebbe bastato tornare l’indomani
e il giorno dopo. E così feci, riportai la mia anima ai confini del deserto per
giorni e giorni.
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