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giovedì 28 giugno 2012

L'addio degli amanti

L'addio degli amanti
lascia il cuore allibito,
senza forza, sussultante.
Le mani che si coglievano,
strappate con forza
sono membra stracciate
dal richiamo di altre promesse.
Gli occhi non servono, 
non serve il pensiero, 
non conta la cupidigia
di restare.
L'addio degli amanti
urlato nell'intimo 
del grembo, 
fa solo appoggiare
la testa alla spalla
senza forza.
Un movimento lento
involontario
di chi ha perso
ogni fierezza.
Compostezza e lacrime
non calmano 
il terribile filo dei pensieri.
E ti perdi.


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mercoledì 20 giugno 2012

Non sono mai sole.





E aspetto, nel vuoto della mia vita, un cataclisma. La vita ne avrebbe bisogno, di tanto in tanto. Uno squasso improvviso a cielo sereno. Ma aspetto e non giunge mai, non merito forse degli occhi che mi prendano, come solo occhi incantatori sanno sedurre? Seduta per terra sotto un cielo afoso, giro lo sguardo intorno e scorgo solo me stessa. L'aria è piena di me, come si potesse possedere l'aria, gli elementi. Spesso mi sento uno di loro, a volte la pioggia, che scende lacrimando dal cielo, a volte la nebbia, che nasconde agli sguardi, che staglia le figure in più dimensioni.  A volte gelo, lo stesso che mi ricopre anche quando non è inverno. Non sono mai sole. Non sono mai una calda serata. Nemmeno tempesta, perché essere tempesta vorrebbe dire spargere violentemente i propri istinti, manifestare l'intimo. E aspetto. Una mano tesa che stringa forte la mia. Una mano capace, che comprenda.


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giovedì 14 giugno 2012

Crisalide

Quali conflitti ti dilaniano l'anima
senza lasciarti il respiro?
Rispondi a me, amico diverso,
uomo senza sesso,
che hai snocciolato migliaia
di se e di ma andando incontro
solo alla desolazione
mentale e materiale.
Hai previsto una metamorfosi                        
ma il tuo stato di crisalide
ha fatto appassire il tuo cuore.
Non sai e non saprai mai
che le tue titubanze,
le tue peregrinazioni,
in un giro infinito
hanno solo consumato il selciato
ma non hanno prodotto
i frutti da te sperati.
Frutti acerbi, ma doni della terra,
la stessa che ti ha generato,
che ti ha plasmato le carni
e rallentato il cuore.
Freddo come un inverno,
glaciale come una distesa di iceberg.
Non tradisce il tuo sguardo.
Ascolti ma non sai capire,
incalzi ma non sai lenire le offese
che il tuo tacer lacerano e divorano
le membra altrui.
Come un condottiero incapace,
sproni il tuo esercito a incontrare
morte sicura,
ti bei, forse, di questa natura
che non plachi mai?


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Il tuo destriero

T'impaurì, forse, la minaccia
di gesti inconsulti?
Non spronasti a sufficienza
il tuo destriero, che avevi impennato
ma ben presto smorzato.
A chi giovò questo tentennamento?
Sei libero, scalpiti,
ingrossi la voce,
neppure un secondo
hai vagabondato,
triste e amareggiato.
Il tuo camminare
è stato svelto
perché fortemente turbato
da chi, improvvisamente,
t'ha scrollato.
Cos'è la menzogna?
Una parola, un racconto,
un momento diverso?



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Sei l'abaco

Sei l'abaco della mia vita.
Come le tre Arpie 
tu non tessi, ma alzi e abbassi 
le perle come un gioco
che a volte ti fa sorridere
a volte ti stanca.
Sornione, vedi la tua 
perla preferita che sta scivolando
ma non allunghi in tempo la mano.
Se cadrà, non succederà nulla
quando avrai voglia la riposizionerai
nello stesso punto o più in basso,
che importa!
Non puoi togliere la bacchetta
di legno che sostiene l'unità,
ma ci puoi giocare come 
con una biglia soggiogata 
al tuo volere.
I tuoi capricci, troppo spesso
la fanno cadere
e per un'infinità di tempo
la lasci a terra senza degnarla
di uno scossone.
Un breve sussulto e ancora su
in alto a dominare 
quelle povere sorelle di sventura,
ma l'egoismo a volte,
cinge l'anima più bella,
per qualche istante 
scivola l'impugnatura
e tutto finisce.
Non ti abbasserai più 
a raccogliere la perla
e delle altre non ti sei mai curato.


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Il destino ti diverte

Quattro mura esanimi,
il ticchettio continuo e solerte
dei tanti no, no che si mescolano
e cadono piano piano.
Non hai più fiato, 
sospeso nel fluttuare 
degli eventi
e passa il tempo
che non è più tuo.
Non ti stacchi mai
dal tuo corpo prigioniero,
anima prigioniera che sperperi
la vita tra quattro mura.
E il destino continua a divertirti.



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Spurio d'onore

Spurio d'onore
naufraghi nella tua vittoria effimera.
Mai ti risuonerà il tam tam, 
il suono lontano vergato 
da mille e mille anni di coscienza
e consuetudine.
Spargi l'altrui cenere 
ma non te ne cospargi mai il capo
a revocare i tuoi errori 
di maligno consorte.
Solo lei, la cattiveria
ti si può accompagnare.
Non chiedere,
non puoi concederti la bellezza
dell'essere che si chinava 
dinanzi a te rustico amante,
volitivo e sognante.
Mai avrai l'onore, il sapore, il brivido
di un corpo vibrante.
Tu lascivo, fiera zoppicante e nefasta.



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Il tempo

Se sorgesse di nuovo il mio tempo
pretenderei di essere cosciente
e, consapevolmente camminerei
dentro ai miei passi, 
rallentando l'andatura, soffermandomi
nei piccoli alveoli che non consideravo.
Ma il tempo fugge, inesorabile,
scappa lontano e a nulla serve 
che io mi impunti, mi irriti.
Lui va e trascina anche me
nella rovinosa realtà della vecchiaia.


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mercoledì 13 giugno 2012

Io non voglio

Io non voglio assomigliare a nessuno,
a nessun uomo, nessuna donna, nessuno.
Io voglio essere diversa, impareggiabile,
indiscutibilmente io. Diversa.
Non voglio avere assonanze,
mi voglio dissociare da chi...
da chi rifiuta l'onestà, 
da chi ti calpesta per un cent,
da chi ti parla ma non ti guarda,
da chi non ti parla, ma parla di te,
da chi dice di capirti e non sa il tuo nome,
da chi dice che la vita è bella, ma parla di sé,
da chi dice che si può sempre sperare,
da chi... domani è un altro giorno,
da chi  ti pugnala e tu sei disarmato,
da chi ti vorrebbe ma non adesso,
da chi il momento è sempre sbagliato, 
da chi non è in pace con se stesso 
e la fa pagare a te,
dai vigliacchi, dai presuntuosi,
dai bigotti e da chi la pensa come loro,
dai bugiardi, dai creduloni,
da chi dice che sei l'unica cosa importante
ma che di importante ha solo se stesso. 
Io voglio essere me stessa, 
con tutto il mio carico di paure,
di sentimenti, di chiusure, di solitudine,
di slanci emotivi e di insicurezze.
Io non la voglio far pagare a nessuno,
perché nessuno è degno del mio odio.



Ombra

Mi hai chiamato da dietro quel cancello,
mi sono sporta e non ho visto che macerie.
Nemmeno il cigolio ti fece scorgere,
ombra nella notte, ombra rumorosa.
Ombra fatta solo di passi e di brividi.
Non ti volevo accanto a me, 
ma sei costantemente presenza.
E ogni volta che mi sfiori, 
raggelo, perché sei un'ombra
che conosco ma che non accetto.

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E sarà di nuovo giorno.

E sarà di nuovo giorno. Un nuovo giorno da percorrere in salita. Perché le strade dei giorni sono tutte in salita. Ogni tanto ci si ferma, con il fiatone, per poi riprendere a camminare più velocemente perché si sta facendo tardi. Ogni giorno è sempre tardi. E' sempre più tardi per guardare indietro, anche se si vorrebbe rotolare giù, come un covone che girando perde pagliuzze e arriva alla fine del percorso che è quasi nulla. Ma anche andando in salita si perdono le pagliuzze, forse meno velocemente, ma allo stesso modo inesorabilmente. Alla fine, alla fine della salita, non abbiamo corso, abbiamo solo faticato, ormai siamo senza pagliuzze, siamo quasi nulla. Siamo arrivati alla fine del percorso e siamo nulla.


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Pennellata di colore


E nasce come d'incanto,
con il naso schiacciato al finestrino
ammiriamo lo splendore dell'arcobaleno.
Nasce dove comincia l'amore
non si sa dove vada a finire
lassù, nell'alto, nel cielo
per poi piroettare verso terra
in una curva, un semicerchio.
Come l'amore che s'innalza
trova aria, respiro
e vola alto, vola in cielo,
per poi ripiombare a terra
solo dopo poco tempo.
Dura meno di un arcobaleno
un amore, e non ha le meraviglie
che quella pennellata di colore
mostra esplodendo agli occhi
di chi, con il naso incollato al finestrino
torna, stanco, a casa.

martedì 12 giugno 2012

Luce stentorea

Ti amo
passione della notte.
Compagnia dei cuori soli.
Luce flebile, impercettibile.
Occhio scrutatore,
batuffolo di cotone.
Fronzolo per i poeti.
Luce stentorea.


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Balliamo

Una nota, due,
un motivo fischiettato
basta questo per muoversi.
Muoversi male, muoversi bene,
cosa importa, solo i nostri corpi
che girano, si incrociano,
si sfiorano e gioiscono di loro stessi.
Balliamo,
facciamolo in un'altra dimensione,
al buio, dove è facile perdere l'orientamento
dove si rischia di cadere
ma quando ci si rialza
la danza è resa più frenetica dalle risate.
Balliamo, 
lo potremmo fare tutti i giorni,
ogni giorno c'è un motivo per ballare.
Il primo motivo sono io, 
il secondo sei tu,
il terzo siamo noi e poi
ricominciamo da zero.
Balliamo,
qualsiasi musica va bene, 
importa solo che balliamo.


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mercoledì 6 giugno 2012

Le tue mani

Penso alle tue mani,
delicati soffi che mi sfiorano il viso
e il tremore del mio corpo si abbandona
alle tue calde e audaci carezze
ne coglie il fervore e 
lo conserva, geloso, per giorni.
Reclino la testa
ma non stacco lo sguardo
che incrocia i tuoi occhi
che esprimono 
un delizioso sentimento,
che pervade i miei sensi.
Non lasciare che il tempo
offuschi questi sublimi pensieri
che mi colgono a tratti.
Non lasciare al caso
questo amore che arrossa
le mie gote nivee
quando mi raffiguro la tua intensità.

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Il mattino

Il mattino non mi è propizio,
uno sciame di pensieri
affolla la mia mente.
Ma non cedo, 
pian piano li dipano,
cerco di stenderli.
Come una massaia
li appendo, uno ad uno.
Pesano, pesano molto 
i miei pensieri.
Grondano gocce di sangue
che la vita mi ha estorto
nei miei pochi anni 
di giovinezza.
Li guardo mentre fluttuano
sembrando leggeri
e una smorfia di stizza
me li fa toccare d'impeto.


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Gli occhi di sempre

Addosso hai un brivido di impotenza, una sensazione che ha voglia di esplodere ma resta silente, nei sobborghi della mente. Impedisce di urlare, soggioga la tua volontà come una rete caduta che ti stringe sempre più, una rete ferma, calata. Dimenarsi serve solo ad essere più impotente.
Fermarsi, anche solo per un attimo sancirebbe la fine. Lo sprofondare in una palude melmosa che non perdona, mai, nessuno.
Tendere una mano, ma al di là della rete non c'è nessuno. Solo folate di vento che ti scherniscono, ti scompigliano i capelli e la vita.
Imparare un'altra via, ma quale scegliere quando si guarda con gli occhi di sempre.


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lunedì 4 giugno 2012

Lacrime

Se tu fossi lacrime, formerei una grande pozzanghera
con il dolore che sto provando e che non riesco a fermare.
Lacrime amare, lacrime senza senso. Lacrime.
Alla fine non ne rimarranno più, gli occhi si asciugheranno
ma non solo loro saranno aridi, sarà un deserto anche il mio 
sentimento. Malconcio, calpestato. 
Resterò ferma e seduta per molto tempo, 
gli occhi sbarrati a guardare lontano, 
la vita accorciata da pesante e dolorosa stanchezza.
Ma non mi fermerò, continuerò nel mio cammino
ansimante, stremata, ma andrò.
Sarai tu a fermarti per sempre, cuore di pietra.


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Il pugnale

Se potessi giocare con un pugnale, lo farei roteare su una panca, a volte in senso orario, a volte antiorario e alla fine di ogni cerchio conoscerei un luogo nuovo. Un luogo dove potrei andare. Un posto dove fuggire. Un angolo dove nascondermi. Oppure potrei decidere che ogni cinque giri, scelti casualmente, mi vestirei e andrei incontro al punto segnato. Non ci sarebbe nulla di certo, niente di sicuro, nemmeno il luogo, ma varrebbe la pena di vivere un'avventura. E farei tanti passi, sempre lungo quel meridiano fantastico, inventato, fino a consumarmi le suole e lì, mi fermerei, per sempre.




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