tag:blogger.com,1999:blog-35715974244488226652024-03-20T09:11:07.923+01:00Non si scrive solo per amore di Monica SartoriAppunti di vita.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.comBlogger221125tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-58450354981208545872013-11-06T18:17:00.002+01:002013-11-06T18:17:24.800+01:00Angelo mio. <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Angelo mio.<br />
Visione.<br />
Sogno di sempre.<br />
Proteggimi.<br />
A te tutto è possibile,<br />
a me nulla è concesso. <br />
Nessuna visione, <br />
poca incredulità.<br />
Abbraccio il tuo spazio,<br />
tu segna il mio. <br />
Tra le mani il tuo essere<br />
tra le dita le sensazioni.<br />
Proteggimi.<br />
Come solo tu sai fare.<br />
Disegna con me <br />
il nostro futuro.<br />
Di vita poca,<br />
di speranze tante.<br />
Angelo mio.<br />
Preghiera.<br />
Posa su di me <br />
i tuoi doni.<br />
Permetti che io sia.<br />
Dentro me follia,<br />
dentro te pace.<br />
<br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-71806063633940418822013-10-17T15:45:00.000+02:002013-10-17T15:45:24.484+02:00Se fossi.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<em>Se fossi,</em><br />
<em>sarei collera </em><br />
<em>che cola lungo le scavate guance</em><br />
<em>di chi è,</em><br />
<em>ma non è di me che sogna.</em><br />
<em>Sarei imprecazione</em><br />
<em>per farmi notare </em><br />
<em>da chi mi siede accanto,</em><br />
<em>ma non è me che guarda.</em><br />
<em>Sarei ladra</em><br />
<em>di un solo cenno emozionato</em><br />
<em>del viso amato</em><br />
<em>che un'altra ama,</em><br />
<em>e a lei dona l'intimità</em><br />
<em>dei suoi pensieri.</em><br />
<em>Sarei pazza</em><br />
<em>e di pazzia vorrei morire,</em><br />
<em>se mi regalasse un solo gesto,</em><br />
<em>allungandomi la vita </em><br />
<em>solo con un segno.</em> <br />
<br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-42604754276300283322013-10-17T01:16:00.000+02:002013-10-17T14:50:20.408+02:00Tepore di te.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<em>Era terra spezzata come il vento dei miei sogni.<br /> Ho aperto l'incunambolo della mia vita, lusingata<br /> dal tepore di te, opulento amante.<br /> Vi ho letto fama e ricchezza di sogni,<br /> ho addentato il tuo cuore, perché non fuggissi.</em><br />
<em></em><br />
<em></em><br />
<em></em><br />
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<em>Sciogli il mio artico desiderio. <br /> Lascio che le tue spire<br /> fendano i miei artifici segreti<br /> affinché l'elisir delle tue carezze<br /> ascriva la mia sfumatura d'amore.<br /> Arrogati la facoltà di pietrificarmi<br /> con i tuoi sublimi sguardi.<br /> Assalimi con dedali di promesse<br /> per non lasciar sfiorire le trine del cuore.<br /> Espugnami con i tuoi assedi e <br /> fammi cadere in otri bollenti <br /> di pizzi e merletti.</em> <br />
<br />
<br />
<br />
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Vado. Ora i miei pensieri incespicano incerti. Prima della partenza, avevo in mano la verità su me, su di te, ora questa verità vacilla sul noi. Sento la mente astratta, volano i pensieri ma non riesco a fissarli. Forse è meglio che esilii la mia goffaggine di terapeuta di me stessa e mi fissi sulla libertà appena riconquistata. Sono un pensiero libero che echeggia sottovoce e mi riempie il cervello. Ormai i miei pensieri farfugliano, e non posso parlare a voce alta per poterli distinguere. Questo caos che mi sono provocata, mi annebbia. Appoggio la testa sul cuscino confortante, mi raccolgo in una meditazione che non ha senso, perché credevo di aver già risposto ai tutti i miei dubbi, alle mie malinconie, alle nostre insensatezze. La mia strada era spianata sulla libertà.<br />
Ora, quest'aria leggera, mortifica tutte le mie aspirazioni, mi fa vacillare, ansimo. Ho di nuovo il respiro corto, era tempo che non mi succedeva. Tutti questi accadimenti mi avevano fatto scordare quanto mi hai reso fragile in pochi anni di convivenza. Quante volte mi sono sentita soggiogata dal tuo essere sovrastante. Ricordo bene perché sto fuggendo, ora sì. Ho dipanato nella memoria la tua fame lussureggiante di potere.<br />
<br />
Devo chiudere gli occhi e riposare. <br />
<br />
<br />
<br />
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<em>Come un solleone spento,<br /> rimasuglio di tempi magici<br /> apostroferò la mia vita<br /> chiederò al mio destino<br /> rimarrò fermo in un inchino<br /> vecchio, tra i vecchi che ancora<br /> non ho incontrato, ma che <br /> nei miei sogni ho già conosciuto.<br /> Canuti, ingobbiti sotto una vecchia scorza<br /> di giorni appresso agli altri, giorni...<br /> Che son diventati anni, anni che son divenuti<br /> rughe profonde colme di dolcezza e di sapienza.<br /> Io vecchio savio, io incurvato<br /> io che attendo con occhi lucidi e semichiusi<br /> che qualcosa accada laggiù<br /> dove il mare non finisce, <br /> ma comincia appena, là<br /> dove io non riesco più a vedere.<br /> E intanto ti parlo con la mia sete di te<br /> una sete vecchia di tante rughe.</em> <br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<em>Sit tibi terra levis. Quante volte, Mara, aveva letto quegli
stiletti appuntiti che le si conficcavano in ogni parte del cuore.
Ulceravano un muscolo già vespero. Violavano la carne che lo
ricopriva. E' dolore. Non sapeva definirlo, sapeva che era un
venificio. Questo solo riconosceva. Socchiudeva gli occhi nella vana
speranza di non essere lì, di non essere lei. Riaprendoli piano era
di nuovo un incubo che si materializzava. Gli angeli non esistevano o
non esistevano per la sua versione di donna ammalata di dolore.
Temeva questa furia che le toglieva il respiro e ogni passo le
sembrava un mancamento. 'La terra ti sia lieve' amore mio, anche se
lei non si sosteneva, anche se le sue spalle erano curve dal dolore.
Ha la gola chiusa, Mara, una smorfia di disgusto le dipinge il viso.
Era troppo, sapeva che il momento stava giungendo anche per lei. Si
può morire vicino alla tomba sulla quale non si sa che dire. Ti sia
lieve l'avvicinarsi di Mara, anche se lei è ancora viva, per il
momento. </em><br />
<em></em><br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
Patty è nata a colori.
<br />
<br />
E poi la vita l'ha resa grigia.<br />
<br />
Ma non subito, almeno non subito grigia. La sua vita è stata un
altalenarsi di colori sempre più spenti, sempre più amorfi, sempre
più flebili.
<br />
<br />
Patty non aveva un cognome suo.<br />
<br />
E poi i cognomi non sono importanti.<br />
<br />
Se l'era ripetuto da così tanto tempo che ormai ci credeva.
Essere Patty figlia di niente e di nessuno non le creava problemi. I
problemi se li crea chi può permetterseli.<br />
<br />
Patty ha subito la vita, da subito.<br />
<br />
E poi la vita non l'ha vissuta.<br />
<br />
Le è trascorsa davanti senza darle il tempo di farsi assaporare.
Non s'è nemmeno accorta del tempo che le sfuggiva e non lo aveva in
mano, non lo poteva usare.<br />
<br />
Patty non ha avuto un amore.<br />
<br />
E non ha vissuto nemmeno un affetto.<br />
<br />
Nessuno le aveva voluto bene, era stata abbandonata da subito. Era
una figlia di nessuno, come se nessuno l'avesse potuta mettere al
mondo.<br />
<br />
Patty ha deciso di andarsene presto.<br />
<br />
E non sapeva se il tempo fosse importante.<br />
<br />
Aveva provato a vivere, era maledettamente difficile da capire
come potesse fare. Nessuno le aveva insegnato a vivere, nessuno
l'aveva protetta.<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
Se passi di qua non fermarti. Non aspetto notizie, non ne voglio
più. Non posso che fare un fagotto del mio corpo come si fa quando
si ha il terrore di alzare gli occhi. Non voglio sapere. Sarebbero le
stesse notizie che ogni donna riceve nei giorni di pioggia. E anche
oggi piove. E anche oggi Laura piange e io con lei, perché solo noi
conosciamo le nostre storie che han viaggiato insieme e insieme han
corso. E insieme sono arrivate al capolinea. Oggi io non vado, non
andrò più. Chissà se Laura ha un altro biglietto da far timbrare,
un'altra spinta che la aiuti a non ingobbire. Laura è malata, ha una
malattia che si è propagata da particelle virali e le ha devastato
il corpo. Laura si è innamorata. E questa malattia la sta uccidendo.
Sapere che il virus si insinua piano piano, si adagia dove trova
posto e da lì non riesci più a scacciarlo, a debellarlo, non porta
certo a starne lontano. E così è successo a Laura e così è
successo a me. Non c'è rimedio a questa malattia, si può solo
soccombere e sdraiarsi sotto il cielo che ti bagna le ossa ormai
zuppe di fatica. Stesa sotto questo cielo, vittima come me di un
dolore insopportabile, non riesco a pensare se non a lui, al mio
pezzo di cuore malato, malato di lui. Laura non ce l'ha fatta, la sua
vita è stata gracile e l'infermità delle carezze mancate l'hanno
afflosciata tremante, stremata. Ora più non sa, la sua mente non è
più, la mia mente non è più, inginocchiata sotto un manto di
pioggia.<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-18920450075783659232013-09-03T22:44:00.000+02:002013-10-17T01:20:24.592+02:00Io e te, sì. Io e te, sempre.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Io e te, sì. Io e te, sempre.<br />
Parole ad effetto. <br />
Parole.<br />
Maria non si avvicinava al cellulare da più di mezz'ora, a quella maledetta scatoletta tecnologica che aveva imparato ad odiare. Non ce la faceva, era pesantemente incollata alla poltrona del salotto buono, sorrise, ripensando di aver scimmiottato le parole di sua madre. Il salotto buono era quella stanza che non usava nessuno, sprecata e invasa dall'odore di vecchio. Sapeva che nessuno avrebbe chiamato. Immaginava. Immaginava di veder scritto quel nome e cognome, perché l'amore ha sempre un'identità precisa. Accese l'ennesima sigaretta, consapevole che erano solo dicerie riguardo il fumo che distende i nervi. Tossì, maledendo il giorno in cui aveva iniziato a fumare. Anche se le ricordava molto la sua giovinezza. Spaziava con la mente, capendo che se si fosse fissata nel pensiero di lui, poteva impazzire. Lui, nessun pensiero oltre, lui, nessun poeta avrebbe potuto descrivere il suo stato d'animo, nessuna parola avrebbe potuto soppiantare i suoi sentimenti. Era un'anima in pena, anche se non sapeva dare una connotazione reale a questo modo di dire, ma lo era, era in una pena angosciante. Il cellulare era muto. Il desiderio di spegnerlo era forte, ma la paura la faceva da padrona. Se lo avesse spento, non avrebbe ricevuto messaggi da altre persone, così non le sarebbe salito il cuore fino alla gola, per niente. Per niente, sì, nessuna notizia avrebbe potuto farle dimenticare l'appuntamento con il resto della sua vita. Vita così vuota senza lui, senza sue notizie. Il cuscino della poltrona era verde, un verde molto pallido, colore indefinito. Non amava quei colori tenui, erano uno schiaffo alla bellezza del rosso, del giallo, dell'arancione, toni forti, toni decisi che spiccavano come tante macchie di vita. La vita che avrebbe voluto sin da piccola, decisa, visibile, in netto contrasto con l'ambiente circostante, con la sua famiglia, spenta, quasi a scusarsi di esistere. No, non accettava il solco profondo che la spingeva fuori dei cliché, donna, vulnerabile, romantica, tranquilla. Non era mai stata nulla di tutto questo. Non lo sarebbe mai stata.<br />
<br />
<br />
<br />
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Ieri, oggi, domani. Una vita. La mia vita, sempre uguale, sempre diversa da come la vorrei. Momenti, traguardi, vita. Mi scordo sempre di viverla come ne fossi la protagonista, io che, spesso, la sto a guardare. Sedute come due vecchie amiche, io guardo, lei muove il mio destino, impercettibilmente, ogni giorno e ogni giorno prende sempre più il sopravvento. Altera, ignora la mia volontà, spesso ne sono contenta, spesso mi sento una nullità. Andiamo, io e lei, abbiamo toccato i quattro angoli del mondo, sempre insieme. Una volta mi rincorreva, come un'ombra allungata durante il tramonto. Da tempo le ho ceduto il passo, una volta contenta di togliermi una fatica, ora umiliata, da lei che comanda. Vita che mi surclassi ogni giorno, io che inghiotto amaro, non ti chiedo più di aspettarmi, mi trascino dietro di te, spesso mi siedo, non ho più fiato. Nemmeno te ne accorgi, tu, ladra dei miei sentimenti, approfittatrice della mia anima malata, ti prego aspettami. Se io non reggerò, tu non mi potrai andare oltre di molto, ti fermerai ed è inutile che mi guardi con sussiego, trasmetto la paura che mi logora, mi sfinisce ogni giorno. Fammi riprendere fiato.<br />
<br />
<br />
<br />
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La gente parla, vede che non sei più al mio fianco, nella mia vita. <br />
Parlano e ricordano noi. Noi così fortunati.<br />
La nostra vita insieme fu colore, dettato dalla voglia di assaporarci giorno dopo giorno.<br />
Anno dopo anno.<br />
'Nella buona e nella cattiva sorte, in salute o in malattia'...<br />
Giovani viziati dalla vita, una vita edulcorata, colorata e a fantasie.<br />
Mai ci interessò se la nostra sorte, ogni tanto, si ribaltasse, ci bastava tenerci per mano.<br />
Abbiamo anche saputo scherzare su tutto ciò che ci accadeva, forti della nostra giovinezza, dell'amore che ci legava stretti, stretti, dei nostri corpi che si cercavano.<br />
La mia malattia esplose come un tuono durante una giornata di sole.<br />
Fino ad allora mi avevi sempre seguito, passo dopo passo, 'anche all'inferno' dicevi.<br />
Ti sei fermato molto prima.<br />
Mentre io correvo per salvarmi la vita tu indietreggiavi, pauroso, incapace di sorreggermi nei momenti di scoramento.<br />
Non capivo, eri sempre più lontano, avevi forse paura di questo mio leonino coraggio.<br />
Quanta paura ho avuto, quanta solitudine ho sopportato.<br />
Avrei voluto urlarti che mi stavi allontanando, mi stavi perdendo, ma inghiottivo quel bolo amaro.<br />
Fino al giorno in cui non ho più potuto.<br />
E la gente parla, non capisce perché io me ne sia andata. <br />
'In salute o in malattia', non ci ha separato la morte.<br />
<br />
<br />
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<em>Il tuo viso, un mosaico di vita. </em><br />
<em>Accarezzo le pietruzze che ti ritraggono, una ad una.</em><br />
<em>E' un viaggio lungo e solitario nella sensazione del freddo marmo,</em><br />
<em>nel calore di cui mi nutro a pensarti.</em><br />
<em>Caldo e freddo come i colori, pastelli di una vita intera. </em><br />
<em></em><br />
<em>E accarezzo questo muro e non mi do pace.</em><br />
<em>Il pensiero di te, lontano, ed io che mi scaldo</em><br />
<em>con il mio calore.</em><br />
<em>Il riverbero delle pietruzze mi abbaglia,</em><br />
<em>e il pensiero del tuo volto, amato volto, </em><br />
<em>disorienta i miei passi.</em><br />
<em></em><br />
<em>Lontani valiamo un nonnulla.</em> <br />
<br />
<br />
<br />
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Perché uscivi dal liceo, scuola elitaria, ma spettinata e vestita di cenci, tracolla verde militare al braccio. Dentro, tra i libri di greco, storia e latino, la tessera, un'immancabile bomboletta, e 'il cuore nero'.Per i tuoi genitori, una piccola ribellione di chi domani sarebbe 'diventata qualcuno'.Per te era lo sbocciare alla vita, alla politica, allo studio, per il momento, non pensavi certo al futuro. Contava 'l'ora' contava che eri intelligente, eri bella e di politica ne sapevi tanto e logoravi con la tua supponenza chi la vita e la storia l'aveva tatuata sulla pelle. E giù nelle piazze colorate di grigio, vomitata tra centinaia di ragazzi dagli stessi slogan, con lo stesso gergo, vestiti allo stesso modo. Tu sapevi di essere diversa, con una nota di colore, ti sentivi superiore. Tu non eri l'ovvio, perché di ovvietà non se ne doveva parlare. Il braccio teso a salutare, parlava di una ragazza vestita di cenci costosi, con al polso l'orologio d'oro della cresima e un anello, mai due, che faceva alta borghesia. Mentre le tue coetanee parlavano di ragazzi arrossendo, tu odiavi, chi diventava famoso per aver ucciso un 'cuore nero'. <br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-brCWqnZCRt8/UePqbYhlgxI/AAAAAAAAAtk/Rpq3nHb5Ikk/s1600/anni_di_piombo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="268" src="http://1.bp.blogspot.com/-brCWqnZCRt8/UePqbYhlgxI/AAAAAAAAAtk/Rpq3nHb5Ikk/s400/anni_di_piombo.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<u><span style="color: #2518b5;"></span></u> </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
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Rise,<br />
un guizzo lieve di occhi,<br />
una cascata di ricordi<br />
la ricoprì come un'onda<br />
ingrossata, alla deriva nel mare.<br />
<br />
Annegò,<br />
senza annaspare,<br />
si lasciò sommergere<br />
da ciò che era stato,<br />
lontano, nel ricordo,<br />
intoccabile.<br />
<br />
Anni,<br />
anni passati trascinandosi,<br />
lasciando sfiorire la bellezza<br />
di quella risata prepotente.<br />
Vita vissuta senza scudi.<br />
<br />
Vita,<br />
sola, incauta, dolorosa.<br />
vita senza amore,<br />
vita misera,<br />
solitaria e pesante.<br />
Vita...<br />
<br />
<br />
<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-70732082140596239402013-03-16T23:13:00.002+01:002013-03-16T23:13:23.465+01:00De profundis. <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Ieri. Il mondo si è svegliato anche ieri. Solo lei dormiva ancora, dormiva come sempre, come sempre ad un passo dal declivio. Lacrime come prodotto del suo ingegno, di più non sapeva fare. Perseguitata da demi mond che la accerchiavano senza lasciarla respirare. Uno zaino pesantemente carico di solitudine, di amarezza, era la sua unica ricchezza. La sua bellezza non si accordava con il deserto in cui la scaraventavano i sentimenti, nei de profundis per la sua anima che stava cedendo. Pericolosamente ad un passo dal nulla, da sempre. I suoi occhi chiedevano aiuto, la sua voce roca smentiva questa richiesta. Sempre in compagnia della sensazione di abbandono, lei lasciata sola da tutte le persone che avevano costellato la sua vita. Succedeva, prima o poi e lei lo sapeva. Riconosceva di essere pericolosa, sapeva. Nessuno era mai stato capace di ammirarne la bellezza interiore, fino a che lei non l'aveva abbandonata per la via più facile dei paraventi. Quante maschere aveva indossato nella sua vita. Quante ne avrebbe indossato ancora. Perennemente preda e carnefice di compromessi e incomprensioni. Lei china su se stessa, soffocata dalla sua stessa immobilità, fuoco crudele che non le permetteva di rinascere, una volta sola, altro non chiedeva. Una mano tesa, un braccio forte, le erano negati. Lei...<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-30215621495244827382013-03-13T03:29:00.000+01:002013-03-13T03:30:36.364+01:00Lacrime cerbere.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<i>Lacrime amare, scendono sulla pelle, invadono prima gli occhi per poi scendere, cerbere, sul viso. Rigagnoli tumultuosi, rii selvaggi che irrompono come una malattia. E la sciagura ha inizio. Tutto ciò che toccano, solcano, finendo come un soggólo di pietra. Lacrime sibarite, corrotte e raffinate. Stille impetuose che non danno scampo e ad ogni gemito fuoriescono travolgenti, come un fiume in piena. Lacrime limacciose, che nessun argine può fermare, declinano verbose e si nutrono di singulti, se ne appropriano, flagelli di un cuore che martella il suo inadeguato turbamento. Lacrime sapide di vita, fiato indispensabile, tenace, a volte apatico, senza mai malizia prostrato anch'esso dinanzi all'inevitabile. </i><br />
<i>Ciniche e senza contegno non danno il tempo di ricomporre il viso deturpato dal loro passaggio, ignare forse, che il loro ruolo è di scemare al più presto. Non mostrano il minimo contegno, nessuna discrezione, danno sfogo al naturale coronamento di un dolore infinito. Lacrime cenciose, alla fine avete vinto ammiccando, per finire, anacorete, di inaridire tutto ciò che avete toccato.</i><br />
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/-P264JH5AM1Q/UT_kFPggfXI/AAAAAAAAAnI/14WcWg3XXiE/s1600/lacrime.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-P264JH5AM1Q/UT_kFPggfXI/AAAAAAAAAnI/14WcWg3XXiE/s320/lacrime.jpeg" width="264" /></a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-83019298865144947662013-02-21T00:16:00.000+01:002013-02-21T00:16:19.938+01:00Non aveva un'ombra.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
La donna seguiva l'uomo, un passo indietro, testa bassa a guardare la posizione delle scarpe, per poter camminare anche lei nello stesso modo, né troppo forte, né troppo piano. Lo seguiva da una vita, ormai, come si segue una speranza che speranza non è, ma solo un rituale di sottomissione. Lui non si girava mai, gli bastava sapere che lei era pronta all'obbedienza, sempre e comunque. A giorni i passi erano molti, altri meno, lei non sapeva mai cosa aspettarsi e nulla le veniva detto. Nella casa bastava un cenno e lei era pronta a inseguire la sua ombra che camminava davanti a lei, perché lei non aveva un'ombra, se l'era portata via questo uomo il giorno che l'aveva fatta entrare nella sua casa. Quel giorni i piedi le facevano male, qualcuno le aveva fatto trovare un paio di scarpe usate e lo sanno tutti che calzare scarpe di altri porta a camminare scomodi, ma non era il caso nemmeno di farli quei pensieri. Del resto cosa avrebbe potuto dire, avrebbe dovuto, invece, ringraziare sommessamente. Ecco, lui si è fermato, si ferma anche lei, sono vicini ad una casa sconosciuta. Lui bussa, una donna apre, entrano. Lui saluta rumorosamente e mentre fa per andarsene si gira e le dice che da oggi in poi la sua casa sarebbe stata quella, avrebbe dovuto comportarsi bene e seguire i consigli della signora. Lui non la poteva più tenere, aveva altre mogli più giovani. Lei non alzò gli occhi, non salutò, non pianse. Entrò nella sua nuova casa.<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-1B6WLEB8cD8/USVZDuURfRI/AAAAAAAAAmk/1oCxr_VSgzI/s1600/burqa_afg_s.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://4.bp.blogspot.com/-1B6WLEB8cD8/USVZDuURfRI/AAAAAAAAAmk/1oCxr_VSgzI/s320/burqa_afg_s.jpg" width="299" /></a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-48082663564094243652013-02-20T23:58:00.003+01:002013-02-20T23:58:46.880+01:00Ora girati e va'... <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Dammi solo un minuto, ti raggiungo e poi posso morire. Non pensare ai fantasmi che seguiranno, sono solo gli spiriti della mia stanchezza che non ti perseguiteranno, seguiranno solo me nel mio eterno abbandono. Ad ogni passo che farò riceverò un loro insulto, anche per loro sarò una vigliacca che ha preferito lasciare piuttosto che combattere. Ma non è così, tu lo sai che non ho mai mollato. Avrei desiderato percorrere altri luoghi, meno incantati, più reali, che mi facessero camminare con i piedi per terra, ma ho sempre scelto le vie meno congrue, le vie del vizio e dei viziosi. Avrò solo un momento di pace, prima della grande voragine che mi inghiottirà, come ha fatto mille volte nella vita, ma io temeraria ho tenuto duro. Ed ora eccomi qua, faccia a terra, prostrata nel più immane dei dolori, l'abbandono. Solo tu che hai abbandonato mi puoi capire, anche se mi lascerai morire lo stesso. Dammi solo un minuto, durante il quale io possa ripensare se nella mia vita ho fatto molto male, perché se così fosse, vorrei chiedere perdono prima di chiudere per sempre questo dramma. Ora girati e va'...<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-tBZFRbErjgw/USVU8P9f72I/AAAAAAAAAmM/_eH1ZFjqYdc/s1600/dolore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="201" src="http://4.bp.blogspot.com/-tBZFRbErjgw/USVU8P9f72I/AAAAAAAAAmM/_eH1ZFjqYdc/s400/dolore.jpg" width="400" /></a></div>
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Altero e inanimato<br />
non scorgi il peccato<br />
che sovrasta te stesso<br />
nulla puoi, non adesso.<br />
Nudo e abbandonato<br />
solo e abiurato<br />
piangi nel tuo abisso,<br />
ne nascerà un cipresso.<br />
Rimarrai ora accasciato<br />
senza ombra, il risultato.<br />
Sotto l'albero dimesso<br />
avrai luce, di riflesso.<br />
Piangi il lutto accertato<br />
finché morte t'avrà chetato.<br />
Come un santo genuflesso<br />
sarai ricordato, promesso.<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-LaDyTajzUxA/USLInNbofWI/AAAAAAAAAl0/4f7h9tXsO-Q/s1600/cipressi.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://2.bp.blogspot.com/-LaDyTajzUxA/USLInNbofWI/AAAAAAAAAl0/4f7h9tXsO-Q/s320/cipressi.jpeg" width="320" /></a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-86462389292234088602013-02-19T01:21:00.002+01:002013-10-14T02:10:36.417+02:00Ti pesa sull'anima.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
Cammini piano, ti guardi intorno. Niente. Solo case, palazzi. Nessuna isola deserta che possa accoglierti, tenerti un po' nascosto al mondo. Avresti bisogno di evadere da questa quotidianità che ti pesa. Ti pesa sull'anima. Ti guardi intorno e vedi mille altre persone che vanno, ma nessuna di loro ha il tuo viso segnato. Segnato da mille giorni di odio che la vita ha nei tuoi confronti. Hai vissuto da sempre con questa tua concezione, essa stessa non ti ha mai perdonato nulla. La vita non perdona chi si sente debole nei suoi confronti. Piccolo alla vista del mondo, ne hai paura, oramai. Ti guardi intorno e non vedi che tramonti, mai un'alba che ti risollevi dal tuo torpore quotidiano. Castigo nel fondo di un bicchiere, sempre mezzo vuoto. Entra fiele nella tua bocca, e non esce nulla oltre la tua dichiarata malinconia. Disarmata di fronte al mondo. Ecco come ti senti. Nessuno ti ha detto come si imbraccia un fucile per difendersi dalle angherie, dai soprusi e dalle spacconate di chi è senza scrupoli e le armi le sa usare bene. Indifesa come un nave abbandonata in balia delle onde, ai capricci del mare burrascoso. E veleggi, quando puoi, nella bonaccia, ma sai che è solo per un po'. Altre tormente verranno a fiaccarti.<br />
<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-LkkVGN_M1-M/USLFZJYINXI/AAAAAAAAAlc/13I6F-N1LG8/s1600/tormento+dark.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="299" src="http://2.bp.blogspot.com/-LkkVGN_M1-M/USLFZJYINXI/AAAAAAAAAlc/13I6F-N1LG8/s400/tormento+dark.jpeg" width="400" /></a></div>
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Odorano di zolfo i pensieri delle persone che mi scorrono davanti, quasi a premonizione di accadimenti sensazionali, nel termine negativo della parola. Ma non ne ho paura, la mia strada non si incrocia quasi mai con quella di altre persone, che stanno a ridosso dei miei pensieri ma mai li intaccano. Cammino sempre più svelta come si allunga il passo quando la paura attanaglia la mente anche se non si sa bene il perché. Tutti li chiamano attacchi d'ansia, invece è proprio paura vera, quella che blocca le spalle e sollecita le vene del collo. Ho paura, un'angoscia indescrivibile e non riesco a darle una forma, una dimensione. So solamente che devo andare dritta per la mia strada senza indugiare, senza guardare nessuno negli occhi. Gli altri forse non capiscono che sto andando incontro al mio destino che sarà molto lontano da qui, per questo accelero il passo. Tremo, mi faccio forza ed ecco che mi si para davanti un figuro che non mi lascia passare. La mia paura si è materializzata e puzza di zolfo. La guardo, ma non indietreggio, non ne ho timore, adesso che mi ha raggiunto.<br />
<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-KLPNNoO5kr8/USLDmH9a-qI/AAAAAAAAAlE/XzNPCUIEXCo/s1600/tumblr_megk3nSFIp1rl0x03o1_500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://4.bp.blogspot.com/-KLPNNoO5kr8/USLDmH9a-qI/AAAAAAAAAlE/XzNPCUIEXCo/s400/tumblr_megk3nSFIp1rl0x03o1_500.jpg" width="266" /></a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-6608057307903109182013-02-13T22:54:00.000+01:002013-02-13T23:24:35.230+01:00Nessuna voglia di andare per il mondo.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="background-color: black; color: white;"><span style="font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px;">Questa è una sciocchezza, ma di quelle che ti permeano il cervello. Sei un uomo libero che vuol restare incatenato. Lasciati andare, prova ad essere meno rigido con te stesso. Prova a riassaporare e riscoprire i gusti, i gesti e gli odori di tutti i giorni. Magari ti puoi rendere conto, con grande stupore, che tutto quello che fai ha un significato, che nulla fa proprio così schifo da essere inaccettabile. Prova a modificare qualche tuo comportamento. Sputa per aria. Inveisci. Fai una sana scazzottata. Vivi, perdio! Avere una bella testa non vuol dire ingarbugliarla, altrimenti a cosa servirebbe l'intelligenza? Cerca un capo delle due estremità e comincia a svolgerlo. Sciogli i nodi e quelli che si rifaranno, con pazienza, scioglili di nuovo. Giro dopo giro si arriva a farne un bel gomitolo!</span><span style="font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px;"> </span><span style="font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px;">Spero sia l'impatto emotivo che i tuoi 'te' infondono e che fanno sì che tutti si vedano e si rispecchino in esso, soprattutto tu che ne sei il protagonista indiscusso. Se velatamente volevi far trasparire che sono state buttate vie parole date, non osare pensarmi tra chi butta le parole o tra chi ci gioca. Io conosco perfettamente il valore che do ad ogni singola parola. Rispetto le parole date. Così come rispetto i sentimenti delle persone che mi sono care. I poeti hanno questa forza dalla loro parte, saper far angustiare le persone e farle crogiolare in mille domande. </span><span style="font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px;">Esiste sempre un'anima malandata. Ma di quelle anime che godono nell'esserlo per puro sadismo o forse perché sono state lasciate lì per troppo tempo a languire. Anima paurosa, rincantucciata in un angolino, nascosta a tutti, anche in quei giorni in cui la cerchi perché proprio ti serve. E provi ad allungare una mano, ma più ti addentri più lei si rende invisibile. E ti spaventi. Resti ammutolito perché non sai più cosa fare e alzi gli occhi al cielo e ringrazi Dio per la forza d'inerzia. La stessa che ti spinge ogni giorno a compiere determinati movimenti, a non misurarti nelle tue azioni perché sai che senza il supporto di un'anima, perderesti. E ti trascini, prima il corpo, poi la mente, poi non sai se l'anima ti segua nel tuo peregrinare. Se fossi sicuro, allora sapresti che ti seguirebbero anche i sentimenti e il cuore. E saresti completo. Anima malandata, la vorresti accanto a te, per parlare serenamente di voi due, le chiederesti di fare pace e di ripartire da lì. Non vorresti molto, all'inizio, magari un periodo di prova. In fin dei conti, forse, te lo meriti.</span></span><br />
<span style="background-color: black; color: white; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small;">A te, folata di vento, sogno inconcluso... </span><br />
<span style="color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/01267068455500840439noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3571597424448822665.post-65820474806856913532013-02-07T23:55:00.000+01:002013-02-07T23:56:46.903+01:00Assorbi uno sguardo.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<i style="background-color: black;"><span style="color: white;"><span style="font-family: arial, sans-serif;">Il tuo volto combattuto.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">L'immagine angustiata.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">Cambi lo sguardo </span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">e lo volgi al lontano.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">Il tuo volto scavato.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">L'immagine sofferente.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">Fa rumore il tuo sguardo</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">e un lampo acceca.</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">Il tuo volto impietrito ma</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">l'immagine accogliente,</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">assorbi uno sguardo</span><br style="font-family: arial, sans-serif;" /><span style="font-family: arial, sans-serif;">e chini la testa.</span></span></i><br />
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif;"><br /></span></i>
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif;"><br /></span></i>
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif;"><br /></span></i>
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif;"><br /></span></i>
<i><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif;"><br /></span></i>
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<i><b>Te ne sei andato in una velata e nebulosa mattina. Hai atteso il chiarore del giorno, dignitoso ed onorevole come il cuore di chi sta compiendo uno sforzo sovrumano per altruismo. La tua vita era solo silenzio e tribolazione, poi non ce l'hai più fatta. Hai racimolato le tue cose, poche in verità, ma non hai più sprecato un solo momento di vita. Prima di questo giorno elargivi il tuo passato e il tuo sapere a piene mani, ora non potevi più farlo. Ti hanno prosciugato di tutto i tuoi averi. Mendaci coloro che ti hanno ridotto a fuggire e a ragionare egoisticamente. Non hai pensato un solo istante, hai messo migliaia di passi tra te e quella gente che si accalcava dinanzi alla tua porta per lesinare favori. Errori, errori dolosi che ti sono costati una vita buttata ormai alle macerie. Sei stanco, mentre il sole freddo dell'inverno, fa capolino sulla tua testa e a stento lo vedi, nascosto da una nebbiolina sottile. Attendi che qualcosa richiami la tua attenzione, vestito di cenci e di ferite. La mente oscurata da mille messaggi che ti attraversano. E risolvi che sei solo, in quella mattina dal freddo pungente. Ti fa da scudo quella parabola discendente che chiami abbozzo di nuova vita. Vita, paradigma di cuore, di sentimento. Te lo sei portato con te, ma hai svuotato tutto il tuo essere e lo stai spandendo per le vie che percorri. Salvati finché sei in tempo. Percorri le vie che ti porteranno su nobili strade maestre, dove tu, sarai protagonista assoluto della tua vita. E il volo di immaginari aironi ti distoglie dai tuoi pensieri, mentre ti accorgi di seguire la loro scia immaginaria. Libero finalmente. </b></i><br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-AaMKlVxVkBU/UQ-I1bqonzI/AAAAAAAAAks/gSps6YRJ0NY/s1600/pensieroVolo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="295" src="http://4.bp.blogspot.com/-AaMKlVxVkBU/UQ-I1bqonzI/AAAAAAAAAks/gSps6YRJ0NY/s400/pensieroVolo.png" width="400" /></a></div>
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