Il treno passava veloce in barba alla piccola stazione chiusa. Era rimasta solamente la casa cantoniera e il passaggio a livello che rimaneva chiuso sempre per troppo tempo. Ma vi erano dei ricordi che la furia del progresso non avrebbe mai cancellato. Ricordi di birbe, sempre in pericolo. Birbe che, appena in possesso di qualche spicciolo, andavano a comprare dei chiodi. Li poggiavano sulle rotaie per farsi dei coltellini. Ma erano più quelli che venivano sparati via come missili, di quelli che il treno riusciva a forgiare. Birbe che in bicicletta affiancavano le rotaie e correvano incontro al treno e la sfida era rimanere in piedi e non giù, nel fossato. Pazzi eroi di un tempo. Si direbbero disadattati di oggi. Perché oggi, non ci sono più giochi da fare. Ci sono solo freddo e solitudine. Porte chiuse e bocche tappate. Le birbe non esistono più, si sono estinte per lasciare spazio a bambini tutti uguali, tutti con gli stessi desideri e voglie. E se una birba, qualche volta, sbuca fuori, viene rinchiusa dentro quattro mura a giocare al calduccio della stanza dei giochi.
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