Uno scoppio, due, tre. Ora basta. E' notte. Siamo troppo grandi per tirare i petardi nel buio e vedere l'effetto che lo scoppio fa sul silenzio, sulla notte, sulla gente. Scappiamo via, mano nella mano e ridiamo tenendoci con l'altra la pancia perché non ce la facciamo più a correre e a ridere. Il paesello si è illuminato quasi a festa e noi due nascosti dietro le colonne della chiesa, ridiamo sguaiatamente, e continuiamo a zittirci l'un l'altra. Abbiamo due lacrimoni che scendono sulle gote e siamo elettrizzati come due bambini alla prima marachella importante. Per noi è una notte di divertimento, come da ragazzi quando si andavano a suonare i campanelli e si fuggiva liberi come il vento, divertiti come da un giro sulla giostra più bella. Ce ne dovevamo andare da dietro quelle colonne, il paese era quasi tutto sveglio, alle finestre, c'erano un sacco di persone che guardavano in strada per vedere chi fossero questi disgraziati. Ci siamo accucciati, ci siamo ristretti dietro quelle colonne per non farci scorgere, eravamo due bambini che si divertivano ma pensavamo che i nostri figli ci avrebbero sgridato se fossero venuti a sapere che confusione avevamo creato. Le luci intanto si spegnevano piano piano. Noi invece non riuscivamo a spegnere le risate. La calma tornò a rasserenare la notte e noi ci riprendemmo per mano. Ancora uno? Sì, ma scappiamo.
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