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lunedì 17 settembre 2012

Parole color dell'ovatta

Marco aveva gli occhi aridi, lei lo guardava tormentandosi il labbro e con il restante pezzetto di bocca biascicava parole incomprensibili. Parole color dell’ovatta. Parole che si coloravano sempre di più. Parole di addio.  L’addio, come tutte le parole di abbandono, sono incomprensibili, si resta a bocca aperta ma non se ne intuisce la ragione. E la bocca si secca, diventa un deserto e non si riesce nemmeno a deglutire.  Il viso, un brindello plumbeo, che si confonde con il cielo d’autunno. Forse aspetti di risvegliarti, forse non credi a quello che senti, forse non avevi ascoltato prima, quel prima che ti fa arrivare a questo punto, ora che sei dinanzi a lei che ti spacca il cuore con un machete senza chiedersi se sopravvivrai.  Ma è stato solo un momento di dignitosa richiesta di aiuto che lanciava il tuo sguardo arido. Poi hai capito, lei non era più lì, con te c’era solo un involucro che si tormentava il labbro, lei smaniosa di scappare. Doveva scappare, andarsene tra le braccia di un altro per farsi consolare di questo momento così doloroso. Hai chinato, solo per un attimo la testa, e lei non c’era già più, ti è rimasta tra le mani una sua lacrima che hai stretto subito nel pugno. Il suo ultimo regalo per te.





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