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martedì 25 settembre 2012

Mi sorrideva con la voce

Lui mi sorrideva con la voce, io gli rispondevo con gli occhi. Non importava quanto fossimo lontani, non importava se fossimo stretti in un corpo solo, eravamo in balia della nostra ingenuità. Come solo due adulti mai cresciuti potevamo condividere giochi e sogni e speranze e futuro. Non avevamo né un passato, né un presente. Non era nostro quel presente fatto di impegni e quotidianità era solo un volo durante il quale non mettevamo mai i piedi per terra. E non riposavamo mai perché volevamo fare indigestione uno degli occhi dell'altro. Ore e ore a parlare di tutto così come veniva, senza nessun filo logico, senza finire un pensiero, ridendo dei nostri ragionamenti a volte sgangherati a volte troppo seri. E con le mani strette, a farci male, sognavamo insieme, occhi chiusi a pensare e a raccontarci chi avesse fatto il viaggio più bello e a raccontarcelo estasiati della nostra fantasia. Non c'erano mostri nei nostri sogni, nemmeno fantasmi. Non avevamo paura di nulla, forti del nostro stare insieme nel futuro, quello che verrà, quello fatto di giorni meravigliosi e di risate e corse folli e di balli. Ballavamo in punta di piedi, per non essere toccati dalla vita, che premeva invece addosso ad ogni parete e voleva entrare e farsi strada in noi. Mi ha sorriso con la voce finché ha potuto. Gli ho risposto con gli occhi finché sono riuscita a vedere. Poi, il presente ci ha catturati, fatti prigionieri delle nostre vite e non abbiamo più riso, né ballato, non ci siamo più stretti le mani fino a farci male.





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