Ho cavalcato un'onda, senza tavola, senza nave, su una scia di schiuma effervescente. Sono stata in equilibrio per tanto tempo. Un tempo imprecisato, scandito solo dalla fine e dall'inizio di una nuova onda. Sola, in equilibrio. Ho avuto tanta paura perché nessuno mi sorreggeva nemmeno con un complimento. Ma ho continuato, tra alti e bassi su quel mare increspato e minaccioso. Sono scivolata più volte dentro la schiuma, rischiando di annegare, ho annaspato, ho inghiottito fiele, ma me la cavavo, mi rialzavo e di nuovo un'onda lunghissima mi portava lontano. Quante volte sono caduta, dieci, cento, nessun appoggio e le mani tremanti che cercavano un equilibrio che diventava sempre più instabile. Quante volte ho avuto paura e mi sono guardata intorno, per vedere se qualcun'altro stava in piedi, come me, in quella situazione pericolosa. Ma non c'era nessuno e se ci fosse stato la mia onda era velocissima, non sarebbe riuscito ad aiutarmi. Non esisteva il tempo, era svanito come nei giorni di noia, quando i minuti non passano mai. E questo mare era infinito, come la mia voglia di sognare, ma questo mare era infinito come tutti i miei incubi. Non c'era luce, non c'era notte, solo io che attraversavo queste maree, adagiata sul niente. E sul niente poggiavo, mentre trascorreva il tempo che non percepivo. La paura di cadere, il terrore di non farcela. Avevo lacrime e sudore mescolate in quell'onda lunghissima e minacciosa. Non ne vedrò mai la fine e in questo sconforto totale proseguo a stare in equilibrio più che posso, come posso. Si è alzato un vento che scompone l'onda, forse la fine è vicina o forse è vicino l'inizio di un'altra avventura.
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