Se passi di qua non fermarti. Non aspetto notizie, non ne voglio più. Non posso che fare un fagotto del mio corpo come si fa quando si ha il terrore di alzare gli occhi. Non voglio sapere. Sarebbero le stesse notizie che ogni donna riceve nei giorni di pioggia. E anche oggi piove. E anche oggi Laura piange e io con lei, perché solo noi conosciamo le nostre storie che han viaggiato insieme e insieme han corso. E insieme sono arrivate al capolinea. Oggi io non vado, non andrò più. Chissà se Laura ha un altro biglietto da far timbrare, un'altra spinta che la aiuti a non ingobbire. Laura è malata, ha una malattia che si è propagata da particelle virali e le ha devastato il corpo. Laura si è innamorata. E questa malattia la sta uccidendo. Sapere che il virus si insinua piano piano, si adagia dove trova posto e da lì non riesci più a scacciarlo, a debellarlo, non porta certo a starne lontano. E così è successo a Laura e così è successo a me. Non c'è rimedio a questa malattia, si può solo soccombere e sdraiarsi sotto il cielo che ti bagna le ossa ormai zuppe di fatica. Stesa sotto questo cielo, vittima come me di un dolore insopportabile, non riesco a pensare se non a lui, al mio pezzo di cuore malato, malato di lui. Laura non ce l'ha fatta, la sua vita è stata gracile e l'infermità delle carezze mancate l'hanno afflosciata tremante, stremata. Ora più non sa, la sua mente non è più, la mia mente non è più, inginocchiata sotto un manto di pioggia.
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