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venerdì 14 settembre 2012

Quando tornavi ubriaco

Non guardarmi. Non c'è più nulla da vedere, dovevi 'osservarmi' con altri occhi e con un altro spirito tanto tempo fa. Quando te lo chiedevo implorante. Quando tornavi ubriaco e mi facevi tua senza chiedermi se ero d'accordo, mi gettavi sul letto e compivi lo scempio. E puzzavi di alcool e di sigarette e di paure tutte tue. Ma il giorno dopo ti inginocchiavi e mi raccontavi di essere un uomo debole, che non saresti riuscito a vivere senza di me, che l'aria era impregnata del mio profumo e così doveva restare, così, solo così saresti potuto cambiare. Non piangere, non serve, ho già pianto tutte le lacrime io, non ce ne sono più. Non ce ne sarebbero nemmeno se mi sforzassi. Le tue angosce me le hai fatte conoscere a suon di pugni, e ti biasimavi da solo. Non potevi crederci, dicevi che era riprovevole quello che era accaduto. Chiedevi perdono per l'uomo che impazziva, ma che non eri tu, era un animale che non riuscivi a reprimere. E io pestata a sangue ti guardavo con gli occhi sbarrati e pieni di pietà, avevo pietà di te, avevo pietà di me. Poi tornavi con fiori e balocchi per chi credevi di aver ammaliato e incatenato  per sempre. Questa è stata la volta di troppo, la volta che avevo una sorpresa per te e che avrei voluto dirti dopo cena. Non ci sarà questo regalo per te, me ne vado e non mi potrai più toccare. Anzi, ce ne andiamo, io e tuo figlio. L'ho scoperto questa settimana facendo le analisi. La valigia è pronta, noi prima andremo all'ospedale, poi, sarà l'addio perché non crescerò un bambino con un animale.





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