I bambini giocano con tutto, qualsiasi cosa diventa un divertentissimo balocco. Anche gli adulti hanno bisogno di giocare quando sono ai margini della vita. E ricreano un mondo parallelo, un luogo ludico e ci si immergono, ci si tuffano perché devono regredire, tornare a lallare senza che nessun pensiero sfiori la loro mente. Perché impazzirebbero, perché non sopporterebbero i ricordi. E non oppongono resistenza, sanno che è l'unico modo per tenersi in vita, l'ultimo modo per aggrapparsi alla vita. E giocano come un bambino, piangono come un adulto, ridono teneramente di se stessi, prigionieri dell'oblio. Solo così la vita sorride loro un po' teneramente, vita che è sempre stata durissima perché sono nati per soffrire. Marchiati sin dall'infanzia e derubati della giovinezza dalla crudeltà degli eventi. E si torna bambini perché manca tutta quella parte di spensieratezza che tutti hanno avuto, tranne loro. E loro la vogliono, è stata strappata e la vogliono immensamente. E sono lì, che giocano con le macchinine e le fanno scontrare tra di loro e ridono forte. Wroummm e ripartono e seguono la scia ben sapendo che non potranno più tornare indietro.
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