Parlava di emozioni, lui. Lui scriveva di cuore, di anima, di amore. Ma era un lavoro, conosceva i termini più adatti ma non li provava i sentimenti. Era lavoro. Un lavoro sapientemente elaborato, come tutti quei lavori che mediti da tempo, che avevi riposto in un cassetto, ma non erano sogni, piuttosto il riscatto da un anonimato che macerava. Regalava al suo pubblico, quello che il suo pubblico voleva leggere, in punta di penna inventava storie malinconiche e struggenti. Il pubblico, pronto a leggere e ad emozionarsi. Come può essere il ritrovarsi nell'estasi sconfinata di un tripudio di paure, disillusioni ed ansie. Lui era di mestiere, ma nessuno se n'accorse. Penna in mano e tanto mestiere.
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