Facciamo il gioco della verità. E' divertente tra amici, anche se siamo un po' attempati e il nostro 'tempo delle mele' è passato da un po'. Chissà quante cose celiamo un po' tutti, noi che abbiamo una vita alle spalle attraversata parsimoniosamente, o almeno così sembra dai sorrisi e dai racconti di vacanze felici, di figli sistemati, di una bella casa. Gli occhi si smorzano un po'. Sembra quasi che a tutti sia passata la voglia di armeggiare nelle proprie vite e raccontarsi. L'ho proposto una volta, due volte poi, ho taciuto. L'atmosfera vivace e allegra di prima si è raffreddata, nessuno si guarda più in faccia, come temesse qualcosa, come pensasse a cosa potrebbe sapere chi gli è accanto. Un silenzio pesantissimo è calato tra tutti noi. Come se di colpo avessimo ricordato un lutto recente. O ancor peggio, come se tutti si stessero facendo un esame profondo. Chissà le mie amiche cosa potrebbero dire delle loro vite, del passato e cosa sognano per il futuro. Perché chi ha dei visi così affranti non ha sicuramente avuto vita facile e si aspetterebbe un futuro migliore, magari un'altra casa, magari un'altra vita. Magari una casa meno grande e meno confortevole ma con più gioia. Maledetta apparenza che infanghi anche le persone più pulite, che vuoi tutti felici, belli e sani. Vuoi il monovolume e la cabriolet, magari la moto per l'estate. Vuoi una casa grande e ben arredata, una casa delle bambole dove ogni cosa trova il suo posto e non c'è disordine. Vuoi figli grandi, belli, universitari di successo. Vuoi la coppia felice e abbracciata che va a bere l'aperitivo in centro. Non voglio più fare il gioco della verità. E' inutile a questo punto, ho capito senza che nessuno di noi parlasse.
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